In Valle dei Laghi non esistono musei: i reperti sono sparsi in varie sedi, in molti casi, non sono neanche visibili. Non solo:  per avere una visione d'insieme dei percorsi archeologci della Valle, è necessario inserirli in un contesto, in cui si può ottenere una visione più ampia di quanto è successo in varie migliaia di anni di storia. Per questa ragione, sarebbe importante visitare i musei, luoghi deputati alla conservazione e allo studio dei ritrovamenti e degli oggetti, prima di fare gli arkeotrekking sul territorio. Alcuni custodiscono materiali di enorme valore, essenziali nello studio dell'evoluzione del territorio. 


MUSEO CIVICO DI ROVERETO


 

Fondazione Museo Civico, Rovereto

 

E' uno dei più antichi d'Italia: nacque nel 1851. Al momento della sua fondazione, la città era sotto la dominazione asburgica e per timore che le collezioni potessero essere trasferite nel Museum Ferdinandeum di Innsbruck, si creò un museo “privato”, riconosciuto dagli Asburgo e sotto il controllo del Comune. La collezione archeologica è ricchissima e molto interessante, frutto di donazioni che cominciano nell'800. E' composta da  reperti pre-protostorici, romani e medievali frutto di ricerche sul territorio e scavi archeologici sistematici. Nel 2011 è stata donata alla città di Rovereto anche la ricca collezione di vasi antichi da parte della famiglia Portinaro-Unterstenier.

 

 

Download
Fabrizio Rasera, Storia del Museo Civico di Rovereto dal 1919 al 1945
...I Tedeschi vennero poco dopo. Sapevano tutto. Il Direttore del Museo di Bolzano di me sapeva vita morte e miracoli. Possedeva una serie di fotografie del materiale longobardo (che da lui stesso mi fu classificato come rarissimo e preziosissimo). Volevano tutto. Noi ci opponemmo. Conclusione: ci lasciavano l’arte greca, ma dovevamo consegnare il resto. Osservammo che non eravamo in possesso del materiale o che non sapevamo neppur dove fosse (era l’ultima nostra cartuccia). Dissero che non ci preoccupassimo: ci avvertirono che il giorno dopo il materiale sarebbe stato portato al Museo. Così fu. Avemmo l’impressione che l’uomo più pericoloso fosse il direttore del Museo di Bolzano; il professore di Vienna ci parve un giovanotto armato di rivoltella, ma senza testa: si poteva ingannarlo quando e come si voleva; l’altro, lo scherano, era un soldatucolo col mitra e niente altro. Il materiale fu levato dalle casse….
Rasera - Storia_del_Museo_Civico_di_Rove
Documento Adobe Acrobat 215.6 KB
Download
Barbara Maurina, Maurizio Battisti, L'archivio Orsi della Fondazione Museo Civico di Rovereto
Nel 2013 al patrimonio del Museo è andato ad aggiungersi un tassello importante e per certi versi insperato: l'acquisizione dai discendenti di Paolo Orsi, uno dei più importanti archeologi italiani, di un fondo costituito da migliaia di lettere ricevute dallo studioso roveretano fra il 1881 e il 1932. Una corrispondenza che si riteneva perduta e che invece torna a fare parte del patrimonio collettivo gettando nuova luce sulla storia degli studi archeologici, su aspetti sociali e vicende della politica italiana e trentina di un periodo storico particolarmente travagliato. Paolo Orsi doveva averla
portata con sé quando, nel 1934, lasciò la Sicilia per ritornare, ormai vecchio e malato, nella città natale, dove sarebbe morto l’anno seguente.
L_archivio_Orsi_della_Fondazione_Museo_c
Documento Adobe Acrobat 1.1 MB

MUSEO ALTO GARDA


 

 

MAG Riva del Garda

 

All'interno di una splendida rocca medioevale. la collezione archeologica del MAG contiene oggetti eccezionali: le statue stele della Madri antiche, i gioielli e le corone delle signore di Fiavè e di Ledro, le "tavolette enigmatiche" che testimoniano la presenza di una protoscrittura molto prima di quanto si pensasse, la Madonna Nera di Monte San Martino, e le immagini divine femminili successive, con tutti i reperti rinvenuti in uno dei templi d'altura dedicati alla Dea più grandi dell'arco alpino, le iscrizione retiche, la ricostruzione delle palafitte di Fiavè, forse un sito sacro...... 

Download
Elisabetta Mottes, Franco NIcolis, I volti di pietra degli antenati. Le statue stele Arco VII e Arco VIII
Il fenomeno delle statue stele che tra il IV e il III millennio a.C. si diffonde in territorio europeo dall’Ucraina alle coste dell’Atlantico, è connotato dalla presenza di gruppi regionali caratterizzati da elementi stilistici e iconografici comuni.Le statue stele del Gruppo atesino localizzato nell’area del Trentino-Alto Adige conta attualmente 22 esemplari. Sei di questi monumenti sono stati messi in luce ad Arco (Trento) tra il 1989 e il 1990 nel corso degli scavi per la costruzione del nuovo ospedale.Alcuni anni fa l’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento ha acquisito da parte di privati due nuove statue stele, una femminile e una maschile, che secondo chi le ha consegnate provengono dallo stesso cantiere dell’ospedale di Arco nel quale erano stati messi in luce i sei esemplari già noti. Le otto statue stele, realizzate per una visione a tutto tondo, in origine dovevano essere erette all’aperto in un’area a probabile destinazione cerimoniale
ARCO - STATUE STELE I_volti_di_pietra_de
Documento Adobe Acrobat 1.9 MB

CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO


 

Castello del Buonconsiglio, Trento

 

Sono più di 10.000 gli oggetti di interesse archeologico conservati presso il Castello del Buonconsiglio dei quali oltre seicento, esposti in forma permanente, offrono la più ricca visione di insieme sull’antico popolamento del Trentino fra preistoria, epoca romana ed alto medioevo. Le testimonianze più remote si riferiscono ai cacciatori nomadi dell'11.000 a.C.. Ampiamente rappresentati i periodi successivi, il Neolitico e la successiva età del Rame. L’età del Bronzo è in particolare testimoniata dai numerosi oggetti provenienti dalle Palafitte di Ledro. Per quanto riguarda i Reti, qui si possono vedere i ciondoli (alcuni vengono proprio dalla Valle dei Laghi!!!!) che rappresentano "Reitia", o la Dea dei cavalli, la Gran Madre dei popoli alpini, protettrice della natura selvaggia e signora della montagna. 

 

Download
Michela Zucca, Reitia dei Reti
I Reti erano il popolo che abitava gran parte dell'arco alpino. Adoravano una dea misteriosa, Reitia, che dava anche il nome al loro territorio. Gran Madre della montagna, delle sorgenti, portava la chiave che apriva le porte dell'aldilà. Era raffigurata come potnia theron, protettrice della foresta e della natura selvaggia, ma sovrintendeva anche al commercio e alla scrittura.
REITIA.pdf
Documento Adobe Acrobat 1.1 MB

MUSE


 

 

Museo delle scienze, Trento

 

La sezione preistorica del  Muse custodisce i ritrovamenti delle Madri del Riparo Gaban: una delle collezioni di statuette femminili più importanti al mondo, che rappresenta la Dea in fasi successive, dal Mesolitico in poi. Una serie di oggetti eccezionali, legati alla sacralità del femminile e ai riti che si svolgevano in quella grotta. E poi, anche tante altre cose...... 

 

 

Download
Michela Zucca, Il riparo Gaban: la grotta delle Madri Antiche
Al Riparo Gaban, a Martignano, frazione del comune di Trento, si può parlare di una situazione tipica, comune a quella di molti altri luoghi sacri delle Alpi: un sito ubicato in una cavità naturale, forse chiusa da una struttura di legno per aumentarne la capienza, in cui si sono rinvenute diverse immagini femminili di modelli diversificati, che indicano probabilmente anche un uso differenziato, costruite nel corso di millenni ed associate a strumenti musicali e ad oggetti intagliati con una perizia ed un gusto artistico straordinari, che all’epoca dovevano essere veramente preziosi. ....
Il riparo Gaban.pdf
Documento Adobe Acrobat 741.8 KB