I reperti archeologici  rinvenuti non sono conservati in valle, e sono dispersi fra il Muse di Trento, il Castello del Buonconsiglio, il Museo Civico di Rovereto, il Museo Diocesano di Trento, il Museo Civico di Bolzano, e (probabilmente) diverse case private, ed è difficile riacquistare una visione d’insieme. Le chiesa di San Valentino a Vezzano, e quella di san Pantaleone a Terlago, di origine altomedioevale, sono state “tagliate fuori” dai nuovi percorsi stradali e risultano difficilmente raggiungibili. Le reliquie di San Valentino, conservate in una olla di terracotta di età romana, sono state rubate dalla parrocchiale di Vezzano. In valle non esiste neanche una sala espositiva che mostri le fotografie e i siti sulla carta geografica di quanto è stato ritrovato e di quanto ancora esiste, o di come sia possibile raggiungere i luoghi sui sentieri (per esempio, il Riparo del Santuario). Per questa ragione abbiamo deciso di costruire un "museo virtuale" in cui sia possibile almeno visualizzare parte dei reperti rinvenuti. Ricordiamo che si tratta solo di una prioma indagine, e che il rinvenimento di oggetti "sepolti" nei depositi di un museo può avvenire dopo anni: gli oggetti ritrovati al Museo Civico di Bolzano da parte di Luca Pisoni sono stati oggetto di uno "scavio in museo" e la cosa è ben più frequente di quello che si pensa!!!!!! Quindi, visto che il sito è un punto di partenza e non di arrivo, si chiede di segnalare qualunque oggetto arcehologico di proprietà èpubblica e privata: sarà nostra cura aggiungerlo al Museo Virtuale. 

 

 


MUSEO CIVICO DI ROVERETO


 

 

Sepoltura disgiunta, Riparo del Santuario

 

Mentre nelle grotte il morto era deposto in una semplice fossa, nei ripari, morfologicamente meno protetti, un accumulo di pietre circondava e copriva la salma normalmente deposta rannicchiata. Ma al Riparo del Santuario è stata effettuata un’altra scoperta eccezionale: una sepoltura disgiunta in cista.

A circa due metri di profondità, un tumulo di pietre nascondeva un vaso in cui era contenuto un cranio umano. I reperti possono essere datati tra la fine del Neolitico e l’inizio dell’età dei metalli. Tutti i reperti sono al Museo di Rovereto, e il cranio è ora in fase di studio. In realtà potrebbero essercene anche altri, ma c’è bisogno di grande capacità e accortezza negli scavi, altrimenti i frammenti si disperdono e non si capisce nemmeno quello che si trova. D’altra parte l’uso di smembrare i cadaveri pare sia stato abbastanza comune anche fra i Reti… 

 

Pietra "sacrificale" dei Fabian - Lasino

 

"Nel 1966 stavamo percorrendo la carreggiabile che congiunge il paese di Cavedine con l'abitato di Lasino, attraverso i dossi delle «Ganudole». (Questa via è ritenuta essere la traccia di una strada romana e forse anche preistorica). Stavamo esaminando attentamente tutte le più piccole conformazioni caratteristiche del terreno, esistenti nelle vicinanze del «Trono della Regina», quando la nostra attenzione venne attratta dalla vista di due enormi ammassi di pietre in mezzo ad una zona prativa. Mentre raccoglievamo alcuni caratteristici frammenti di tegoloni romani, abbiamo potuto scorgere, nascosta in un fitto cespuglio e sul ciglio di muricciolo, una grossa pietra semisepolta nel terreno. (...) Secondo noi (...) quel manufatto dovrebbe rappresentare una pietra sacrificale di epoca pre-romana." (P. Chiusole e G. B. Bergamo Decarli). Altri però dicono sia solo un torchio…… ma magari era l’uno e l’altro…….

 

 

Macina, Cavedine

 

Macina a tramoggia, IV-II sec. a.C., rinvenuta nel 1998  a Cavedine, appoggiata all’esterno nel giardino della famiglia Bonetti, da Maurizio Battisti, Simone Cavalieri e Umberto Tecchiati del Museo civico di Rovereto che stavano facendo ricerche sul campo. Questo tipo di macina compare in area egea nel V sec. a.C. e si diffonde in Italia e in Europa a partire dal secolo seguente. La zona con maggior concentrazione di ritrovamenti di macine di questo tipo in tutto il Mediterraneo e l’Europa centrale è proprio il Trentino Alto Adige. Reperti come questi aspettano ancora di essere riconosciuti e valorizzati per quello che effettivamente rappresentano. L’illustrazione è tratta da Maurizio Battisti, Simone Cavaliere, Umberto Tecchiati, Una macina da tramoggia a Cavedine, gentilmente concessa dal Museo Civico di Rovereto

 

 

 

Ascia, Terlago

 

Ascia in pietra ad occhio. Metà IV-III millennio a.C. L'"occhio" era il buco che serviva per farci passare il manico di legno. 

 

 

Ascia, Lagolo

 

Bronzo. Età del Bronzo antico. Non si sa chi la rinvenne ma si pensa sia il manufetto a cui allude Roberti nel 1932. Dimostra la frequentazione della momtagna anche in epoca arciaca. 

 

 

 

 

Lucerna, Cavedine

 

Lucerna a canale aperto. Terracotta, I-II sec. d.C. Le candele di cera vennero molto tempo dopo ed erano accessori molto preziosi. Le lampade ad olio erano l'unico mezzo per avere una minima illuminazione in casa. 


CASTELLO DEL BUONCONSIGLIO, TRENTO


"Tesoretto", Terlago

 

Rinvenuto sul Doss Castion, fa pensare ad un'offerta rituale alla Dea. Tutti gli oggetti sono preziosissimi per quel periodo e a simbologia femminile. I due pendagli antropomorfi potrebbero rappresentare la "Signora degli animali", la Gran Madre che propizia la riproduzione e la rigenerazione dell'intero creato, la prima forma religiosa della storia dell'umanità.   Metà del V-II sec.a.C. 

 

 

 

 

Boccale, Terlago

 

Per i Reti il vino era una bevanda sacra, utilizzata non solo durante i banchetti ma parte integrante dei riti sacri. Durante le cerimonie gli oggetti di ceramica venivano lanciati nel fuoco e rotti: una volta offerti alla divinità, non dovevano più essere riutilizzati. VI-V sec.a.C.

 

 

Fibula, Cavedine

 

Nell'antichità i bottoni non esistevano, o venivano usati poco. Abiti e mantelli venivano chiuse dalle fibule, le antenate delle spille da balia, che potevano anche diventare molto belle ed elaborate. XI sec.a.C., donazione Weber.

 

 

 

 

 

Fibula, Vezzano

 

I sec.a.C- I sec.d.C. Non lasciamoci ingannare dalla "semplicità" dei reperti. Tutti gli oggetti in metallo nell'antichità erano preziosi. 

 

 

 

 

 

 

 

Mano votiva, Lasino

 

Connessa al culto del dio Sabazio. II-III sec.d.C. Divinità di origine frigia, vine spesso accomunato a Dioniso e al culto "corrotto" delle Baccanti. La mano era circondata da un serpente, altro simbolo femminile.  La mano era costruita in modo da poter essere montata su un bastone, forse uno scettro, con cui si compivano probabilmente processioni rituali. 

 

 

 

 

Acquasantiera, Vezzano

 

L'acquasantiera, che doveva essere originariamente incassata in una parete, vista l'assenza di decoro su un'ampia parte della superficie, presenta ornati a nastro (ma potrebbe essere un serpente?!), e una mano con freccia, forse allusione a san Sebastiano, martirizzato dai dardi dei suoi carnefici. Il linguaggio semplice e modesto suggerisce una committenza popolare, espressione della devozione al santo invocato durante le pestilenze. X sec., pietra calcarea. 


CASTEL MADRUZZO


Castel Madruzzo

 L'intero sito di Castel Madruzzo è un vero e proprio "contenitore archeologico". La presenza dell'uomo sul colle, e su quello a fianco, è attestata da epoche remote. Nel secolo scorso don Felice Vogt, amico dei proprietari, potè fare delle ricerche e rinvenne diversi oggetti, di cui si è persa la collocazione. All'esterno una croce incisa sulla pietra, di epoca imprecisata. All'interno un piccolo bassorilievo di epoca - presunta - romana mostra quello che potrebbe essere il corteo di Cibele, la Dea Nera della montagna.  Altri reperti sono sparsi qua e là per il Trentino. 

 

 

 

Il Castel Vecchio

 

Le prime notizie su Castel Madruzzo risalgono al 1160, ma tutto fa pensare che esistesse un insediamento umano da molto prima.  

 

 

 

Il mastio

 

E' uno dei più grandi, e dei più antichi, del Trentino. Vi si accede attraverso scale di legno e probabilmente costituisce il nucleo originario del maniero, costruito su precedenti fortificazioni retiche, romane, alemanne.....

 

 

 

 

 

 

 

La rupe sacra

 

Il castello è costruita su un imponente sperone di roccia che probabilmente fin dai primordi costuì un sito sacro alla Dea della montagna. 

 

 

 

Il biotopo

 

Anche dal punto di vista naturalistico, tutta la rupe gode di un microclima mediterraneo, è un biotopo protetto ed è coperto da un bosco di lecci. Di sicuro questa particolarità non sarà sfuggita agli antichi che hanno sacralizzato il posto. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'incisione a croce

 

Sulla roccia davanti all'ingresso, una croce incisa, di epoca imprecisata. Può essere precedente al cristianesimo, o può essere stata fatta per cristioanizzare un luogo di culto pagano. 

Il bassorilievo col carro di Cibele

 

All'interno, un bassorilievo sembra rappresentare il carro di Cibele. Dea nera della montagna, della riproduzione ma anche della morte, è stata spesso la trasposizione romana di Reitia, Gran Madre dei Reti e anche lei connessa alla montagna, alla fertilità, al passaggio nell'aldilà. La continuità di culto con la Dea Nera arcaica si esplicita anche con la Madonna Nera di Loreto ospitata dalla chiesa del villaggio sottostante. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La coppia di leoni

 

Durante la rivolta dei Rustici, tutti i paesi della Valle impugnarono forche e bastoni per ribellarsi ai signori. Tutti meno i Vezzanesi. Per ricompensarli, fu loro concesso lo status di "borgo" e i Madruzzo, come segno tangibile di riconoscenza, regalarono alla parrocchiale una coppia di leonciniin pietra provenienti dal maniero di famiglia. I due felini stanno ancora lì.  

 

 

 

 

 

 

La fontana

 

La fontana cinquecentesca, offerta come dono di nozze nell''800 dai signori del castello ai Ciani-Bassetti, si trova a Lasino nel cortile della loro villa, ma è visibile dalla strada principale guardando il parco dietro al cancello di entrata. 


CASTEL TOBLINO, MADRUZZO


 

 

 

 

 

 

 

Epigrafe dei Toblinati, Castel Toblino. 

 

 

L'epigrafe è murata nel portico interno del castello. Attesta che nel 201 d.C. venne edificato un tempietto dedicato ai fati e alle fate. E' l'unica testimonianza rimasta del "Fati" al maschile. Il toblinese Druino, in qualità di amministratore dei campi dei Toblinati, la tribù retica che abitava attorno a quella che allora doveva essere un'isola sacra, dovette versare duecento sesterzi all'autorità romana per costruire il suo tempietto. I campi dei Toblinati, inbfatti, erano di proprietà omana, di tal  Marco Nonio Arrio Luciano.  Pare che sul Lago di Tobvlino esistesse anche un insediamento palafitticolo. 


BERSAGLIO AUSTRO UNGARICO, VEZZANO


Bersaglio austro ungarico

 

 

A Vezzano la compagnia degli Schützen ha rimesso a posto il bersaglio austro ungarico. All'interno, una piccola collezione archeologica e geologica di reperti rinvenuti sul territorio, fra cui una bellissima ascia neolitica, vari macinelli preistorici, fossili e minerali. 


MUSEO CIVICO DI BOLZANO


Museo civico di Bolzano

 

Il Museo civico di Bolzano (in tedesco Stadtmuseum Bozen) è il più antico museo dell'attuale Alto Adige ed è diretto dalla Ripartizione cultura dell'amministrazione comunale. Dal 2003 è parzialmente chiuso per una lunga opera di restauro che ne prevede anche l'ampliamento; solo il piano rialzato ospita periodicamente delle mostre. Il museo è organizzato in aree tematiche che raccontano l'archeologia, l'arte e la cultura popolare tirolese. L'offerta varia dai reperti archeologici, alle testimonianze di arte medievale, gotica, barocca, oggetti tradizionali e di artigianato tirolese, derivanti soprattutto dall'importante raccolta etnografica Karl Wohlgemuth. Il museo è completato da una biblioteca specializzata in archeologia e in arte locale. 

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Luca Pisoni, Un capitolo di archeologia trentina del Primo Novecento. I materiali provenienti dal Trentino conservati presso il Museo Cibico di Bolzano/Stadtmuseum Bozen
In questo volume vengono presentati numerosi oggetti di interesse archeologico entrati a far parte, in maniera rocambolesca, della collezione della Società del Museo di Bolzano/Museumsverein Bozen. Gli oggetti volume sono venuti alla luce durante un classico “scavo in museo”, una pratica che ai non addetti ai lavori può sembrare strana, ma che non è insolita nella storia delle istituzioni museali. Essi sono costituiti da 4 casse che contengono 924 oggetti rinvenuti nei comuni di Cavedine, Lasino, Vezzano, Terlago, Trento, Giovo, Cembra, Cavalese, Levico, Brentonico, e S. Michele all’Adige risalenti a diversi momenti della pre e protostoria, all’età romana e postmedievale. Purtroppo i reperti non sono espostio e quindi non sono visibili: qui si possono vedere i rilievi.
Luca Pisoni - Un_capitolo_di_archeologia
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