LA VALLE DEI LAGHI

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Il territorio compreso nel Gal della Valle dei Laghi conta quasi 11.000 abitanti. Fino all'accorpamento dei comuni, era composta da  Terlago, Vezzano, Padergnone, Calavino, Lasino e Cavedine. Oggi ci sono Vallelaghi (Terlago, Vezzano, Padergnone, Ranzo, Margone),  Madruzzo ( Castel Madruzzo, Calavino, Lasino, Lagolo, Sarche, Perolese) e Cavedine (Stravino, Brusino). 

In parte rientra anche il comune di Trento con le frazioni di Cadine, Vigolo Baselga e Baselga del Bondone, e Dro con Pietramurata.

Las popolazione è in aumento. Ma, come già rilevato attraverso le ricerche condotte dal gruppo di Antropologia del Centro di ecologia alpina nell’ambito dei progetti europei Recite II- Learning Sustainability e  Interreg IIIC  -  Network of Villages,  in cui si portarono avanti progetti pilota proprio nella Valle dei Laghi  e in altre zone del Trentino tra il 1999 1 e il 2007[1], il problema maggiore riscontrato in Valle per i giovani (ma non solo) era (ed è) quello del pendolarismo prima formativo (le scuole superiori), poi lavorativo, e infine spesso permanente, che portava soprattutto chi aveva ed ha un’istruzione superiore a percepire i propri luoghi di origine come paesi senza alcuna attrattiva e prospettiva, a usare la valle come dormitorio mentre la loro vita è altrove e spesso a trasferirsi in città.   

Il turismo di fatto non è mai decollato: mancano posti letto; molti degli operatori che avevano creato degli agriturismi hanno rinunciato a “fare ospitalità” limitandosi alla ristorazione; anche i ristoranti sono pochi. Gli eventi che si organizzano in Valle (a parte gli arkeotrekking) durano di solito non più di un giorno, quindi non portano al pernottamento, condizione primaria di sviluppo turistico. Fra l’altro, le manifestazioni annuali organizzate sono di fruizione per lo più locale, non significative quindi  dal punto di vista dell’incoming turistico.

Il contesto insediativo, sullo sfondo di un popolamento a stella tipico del territorio alpino, vede una concentrazione verso le frazioni (o ex comuni) più vicini agli assi di trasporto e alle strade che insistono sul fondovalle, e la riduzione del popolamento, o l’invecchiamento della popolazione,  delle frazioni più lontane che sono spesso anche quelle di maggiore pregio artistico e paesaggistico, come Castel Madruzzo dove abbiamo scelto di aprire la sede di Sherwood. Molti centri storici sono in gran parte spopolati e diverse case storiche sono in abbandono. Sono nati, e stanno diffondendosi, case e quartieri abitativi nuovi che nulla hanno a che vedere col patrimonio artistico tradizionale e che sono vissuti come più comodi e meno costosi da vivere. Nel complesso la Valle sta aumentando la popolazione, e questo comunque è la condizione primaria per lo sviluppo di nuove attività.

Per quanto riguarda le attività economiche con cui si possono attuare sinergie, l’intera valle si sta a poco a poco riconvertendo al biologico, e uno degli obiettivi del progetto è favorire l'utilizzo di prodotti del luogo, coltivati e trasformati sul posto. I percorsi che si proporranno passano proprio in mezzo a zone agricole e ad aziende agricole che potrebbero essere coinvolte.

Le risorse da valorizzare con questo progetto sono principalmente quelle di carattere archeologico e le vie antiche che collegano i vari siti, che passano in centri storici e in contesti ambientali molto belli e molto ben conservati.

 



[1] AA.VV., a cura di Michela Zucca e Alessandro Gretter, I paesi e il territorio, pubblicato dal Centro di ecologia alpina nell’ambito del programma europeo Recite II – Learning Sustainability, 2001

La storia

Per tracciare, a grandi linee, una storia della Valle dei Laghi si è scelto di utilizzare la metodologia della microstoria, o della storia sociale, privilegiando le narrazioni di lunga durata, i cabiamenti lenti, le comunità locali, il variare del paesaggio  rispetto alle vicende politiche, che possono essere seguite in altri testi.  

La Valle dei Laghi è stato uno dei primi siti di insediamento umano in Trentino: un territorio rilevante a livello europeo fin dalla Preistoria. Era percorsa da un’importante asse di transito fin dai tempi più remoti, la Traversara[1], che collegava il Garda a Merano e al centro Europa. Per percorsi preromani non bisogna però  intendere vere e proprie strade tracciate: si deve pensare a sentieri, fasci di piste e vie a tratti localmente percorribili dai carri, che collegavano un villaggio retico con l’altro, disposti per lo più su alture, che potevano anche cambiare tracciato a seconda delle condizioni atmosferiche e del dissesto idrogeologico.  

I reperti rinvenuti alla grotta della Cosina a Cavedine testimoniano che la Valle fu abitata quanto meno dall'Eneolitico - tarda età del Bronzo  (fine III-II millennio a.C.). I siti insediativi si concentravano nei castellieri sulle alture, dalla mezza montagna in su. Fin dai primordi, ampi spazi di bosco furono dati alle fiamme per allargare le coltivazioni e abbassare il limite altimetrico dei pascoli.

Verso il 500 a.C. arrivano i Reti. Poi  anche i Celti. Frequenti i contatti con gli Etruschi. Venivano esportati lana grezza,  vino e formaggi retici, molto apprezzati a Roma, pece, resina, legname. Le merci venivano convogliate a Riva da dove proseguivano per via lacustre e poi fluviale, attraverso il Mincio, fino al Po.

I Romani si impadronirono dell'Alto Garda forse prima  della guerra retica, in un'epoca non ben precisata del I secolo a.C.. La regione alto gardesana era inclusa in due municipi: parte in quello di Verona, parte in quello di Brescia. Molto probabilmente, in Valle l'occupazione romana avvenne in un periodo meno recente rispetto aa altre regioni trentine, e fu meno pervasiva.  Per quanto riguarda la Valle dei Laghi, apparteneva al Municipio di Brescia ed era inserita nella tribù Fabia.

La Valle del Garda al Vezzanese era, secondo l’archeologo Paolo Orsi, "una delle parti più belle e popolate del Trentino"[2]. Di sicuro,  rispetto ai tempi, era fortemente coltivata: campi di grano, vigne, oliveti, frutteti, spesso posizionati su terrazzamenti in muri a secco, greggi al pascolo, boschi sfruttati per la legna.   

Le popolazioni alpine condussero una lunga lotta contro gli eserciti imperiali: alcune, come il leggendario popolo degli Stoni che dal lago d’Idro aveva il proprio caposaldo a Castel Stenico, pare commise il suicidio di massa pur di non sottomettersi. Molte tribù scelsero di ritirarsi dove i Romani avevano paura a spingersi: in alta montagna o nelle valli più isolate. Scomparvero alla vista dei dominatori per decenni, vivendo una vita grama ma libera, per poi riapparire quando gli invasori si ritirarono.  

Nel periodo in cui  l’Impero andò in crisi, le strade di fondovalle vennero  inghiottite dalla boscaglia nel giro di pochi decenni, perché il lavoro di mantenimento si basava su manodopera schiavizzata che semplicemente svanì. A quel punto, la Traversara ridivenne essenziale, e il percorso di promontorio si ripropose come valida alternativa nei momenti di gravi difficoltà di controllo politico-militare da parte dei poteri centrali. Prese quindi il nome di “Via Imperiale”, e tornò ad essere trafficata per secoli. Le antiche stazioni di posta vennero sostituite da chiese e conventi che offrivano ospitalità – talvolta anche solo una tettoia ma era pur sempre qualcosa – ai viaggiatori che si muovevano  per lo più a piedi.

Nel VI secolo arrivarono i Longobardi che, quando furono sconfitti dai Franchi «non ritenevano di forestieri altro che il nome[3]». Di fatto Paolo Diacono afferma che il Castrum di Vezzano fu distrutto da un’orda di Franchi provenienti dal Tonale nel 590. Con ogni evidenza  però poi i Longobardi si reinsediarono, perché la chiesa alto medievale di San Martino, che sta proprio sopra all’antico villaggio che sorse attorno alla chiesa di San Valentino, è un vero e proprio marker culturale longobardo. Più o meno a quell’epoca risale il passaggio della Valle dal Municipium di Brescia a quello di Trento.

Lungo tutti questi secoli, le comunità locali  erano riuscite a conservare la propria identità sociale e culturale tendenzialmente egualitaria, basata su regole millenarie che cercavano di ottimizzare e ripartire al meglio fra i propri membri il duro lavoro dei campi, dei boschi e della montagna. Le Regole che solo successivamente vennero fissate in Libri hanno origine arcaica,  e hanno saputo dimostrare di sapersi adattare alla realtà che cambiava mantenendo inalterato lo spirito di condivisione delle origini.

Con la cristianizzazione, che faticò moltissimo ad imporsi nelle valli alpine, lasciando inalterati credenze, riti e tradizioni di matrice pagana, si andò conformando un nuovo assetto civico e il controllo del territorio fu assunto dalle reti di pievi e poi di conventi che furono fondati nei villaggi e sulle vie di transito. I monasteri si occuparono anche delle bonifiche delle zone paludose che occupavano estensivamente gran parte dei fondovalle. Dal 1059 è attestata la presenza dei Benedettini sulla piana acquitrinosa in cui esisteva un ponte sul fiume e si pagava pedaggio per passare: furono i Celestini a fondare le Sarche.

La Valle fu percorsa anche dai moti ereticali: prima gli Ariani (i Longobardi erano ariani), poi dalle eresie pauperistiche medioevali fra cui, molto probabilmente, quella dolcinciana. La chiesa di San Martino a Vezzano è segnalata come ritrovo di eretici a più riprese nel corso dei secoli. 

Dal Basso Medio Evo in poi, i  villaggi poco a poco si spostarono spontaneamente, e anche i fondovalle malsani cominciarono ad essere bonificati dalle comunità. I paesi costituivano entità di fatto  autosufficienti: ognuno aveva il torchio, i mulini, le fucine, la segheria, le sedi per macerare la canapa, conciare le pelli, fontane e lavatoi pubblici, talvolta i pozzi. Di solito questi impianti erano impiegati a turno secondo regole comunitarie e personale eletto a rotazione fra gli abitanti. Il concetto della parità fra ricchi e poveri ricorre costantemente.  Nelle Regole  a Vezzano riguarda persino la nomina del curato, di spettanza comunale: si impone “Non abbia parte tanto al ricco quanto al povero ed abbia a servire alla Cura equalmente”. Il parroco era obbligato anche a “tenere e mantenere la Schola dandoli il suo pagamento ordinario e non più e che debba insegnar a tutti con ogni diligenza e senza alcuna parzialità tanto al ricco, quanto al povero”.  Correva l’anno 1576…..[4]  

L’unità di valle appare confermata quanto meno dal 1290 con l’accettazione tirolese di considerare emanazione di un’unica entità territoriale-politica la richiesta di Vezzano e del plebato di Calavino che concerneva lo sgravio dal pagamento dei tributi per 15 famiglie. Da allora, si delinea sempre più quella che si può  definire una “presenza di valle”, anche se anonima oppure accennata genericamente come “comunità oltre il Buco di Vela”[5].  

Con l’arrivo della Chiesa si espande il dominio nobiliare in maniera mai vista prima: torri e poi  castelli vennero costruiti sui siti degli antichi castellieri, signori ed ecclesiastici vennero infeudati,  luoghi che furono per secoli, se non per millenni, sedi di rifugio comunitario divennero dimore signorili e capisaldi di controllo per lo sfruttamento del territorio e dei suoi abitanti. Per quasi un millennio contadini, vescovado e nobiltà si fronteggiarono in quella che si può definire un’interminabile guerra a bassa intensità, che talvolta sfociò in sanguinosa ribellione aperta. Si dice che le mani scolpite lungo il sentiero archeologico di Cavedine potrebbero rappresentare gli arti  tagliati ai Rustici in rivolta nel 1525, che contavano due capitani provenienti proprio dalla Valle dei Laghi, decapitati in piazza a Trento per la loro adesione al movimento rivoluzionario al seguito di Michael Gaismayr[6].

L’espandersi della proprietà signorile comportò la sottrazione delle terre migliori e obbligò al pagamento di tasse e all’assolvimento di corvées, cioè a prestazioni in lavoro gratuito, che peggiorarono sempre più il livello di vita delle popolazioni della Valle. In alcuni casi  furono proprio le comunità, spinte dalla povertà, a vendere ampi tratti della pianura fra i due laghi a vescovi, feudatari o proprietari terrieri.  Nel 1776 il vescovo Cristoforo Sizzo autorizzò, su loro richiesta, le comunità di Calavino, Lasino e Madruzzo a trasformare in coltura agraria prati e pascoli comunitari della piana della Sarca, già in gran parte ceduta ai signori di Madruzzo nel XVI secolo.  L’emigrazione, specialmente della componente maschile della popolazione, divenne una costante sociale fino a sfociare nell’esodo di massa della fine dell’800. Ma anche le donne migravano, andando a servire nelle case dei ricchi, e quelle che rimanevano in paese dovevano occuparsi delle terre e delle bestie di famiglia, e spesso,  da sole. Nell’ottobre del 1797 un barcone che trasportava 25 persone di Brusino fu affondato da una nave da guerra francese davanti a Limone sul lago di Garda. Ci furono 16 morti: fra questi, donne e bambini. Erano diretti alle cascine lombarde per fare la stagione.

In Valle c’erano viti, arativi, campi con ulivi, prati,  pascoli, boschi, qualche casa colonica. Il fondovalle era per lo più paludoso, ma anno dopo anno veniva bonificato. La strada correva lungo la sponda occidentale del lago passando  da Santa Massenza per la Braila. Si producevano vino, vino bianco dolce, olio, grano. La patata fu introdotta nel 1816 a Cavedine. C’erano mandrie di bovini e grosse greggi al pascolo nelle brughiere, per lo più di proprietà ecclesiastica e nobiliare. Si produceva anche legna e carbone che venivano venduti in piazza Fiera a Trento. I gelsi per i bachi da seta erano presenti in ogni casa.

Il XVIII secolo mise la Valle a ferro e fuoco. Prima le truppe del generale Vendome nel 1703, poi gli eserciti napoleonici a fine secolo, la rioccupazione austriaca, la rivolta di Andreas Hofer che ebbe ripercussioni anche in Trentino. Il secolo seguente fu infiammato dai moti risorgimentali e quello successivo fu aperto dalla Grande Guerra. Per duecento anni, i contadini pagarono un prezzo altissimo per i conflitti fra i potenti.  Alle razzie, alle ruberie, alle invasioni si aggiunsero anche le pestilenze, come il colera del 1836 che lasciò cappelle e dediche in ogni angolo della Valle.  

A parte le “occasionali” distruzioni, però, il  paesaggio agrario si conservò pressochè inalterato fino all’avvento della meccanizzazione agricola. I paesi erano ad aggregato, tranne le sedi a maso delle terre di bonifica, posizionati in modo da non rubare terra alle coltivazioni, di essere esposti al sole e difesi dagli agenti naturali. Sorgevano per lo più tra i 400 e i 500 metri di altezza, si stringevano vicino al campanile della chiesa.  Attorno  si trovavano  vasti spazi coltivati, prati e boschi, orti e campi. Seguivano le grandi superfici della “conquista agricola” per le coltivazioni a rotazione, la selva comunitaria, i pascoli e i prati da sfalcio del monte.

Alla fine dell’800 si fondarono anche le prime cooperative e le casse rurali. Furono seguite dai consorzi elettrici. Quasi ogni villaggio si dotò di caseificio turnario e di negozio. In questo modo si proseguivano le antichissime tradizioni di gestione comunitaria. Con la costruzione dei grandi impianti idroelettrici iniziò una trasformazione profonda della mentalità, da cui non si fece più ritorno e che contraddistingue la contemporaneità: i lavoratori della Valle si trasformarono in massa da contadini ad operai, e cominciarono a poter contare su uno stipendio fisso.  

Dalla metà del secolo scorso, dal nucleo urbano massiccio e geograficamente ben definito di ascendenza medioevale, i centri storici si sono allungati lungo le nuove strade asfaltate, sui terrazzi e sui pendii una volta coltivati. Dagli anni ’60 del secolo scorso l’agricoltura è diventata un’attività di una minoranza della popolazione, e gran parte degli abitanti della Valle fanno i pendolari su Trento e Riva. Il turismo praticamente non è mai arrivato. Negli ultimi decenni l’aspirazione ad una casa unifamiliare fuori dal paese è stata frenata dalle leggi provinciale del 1978 e 1980 finalizzate al recupero dei centri storici e alla salvaguardia del paesaggio. Il risultato è stato il mantenimento dell’ambiente – naturale, storico, architettonico, umano – che ha conservato in Valle dei Laghi un’autenticità scomparsa in molti altri luoghi della provincia.

 

[1] Fulvio Osti, La Traversara, MImesis, Milano, 2020

[2] Cit. in Aldo Gorfer, La Valle dei Laghi, Cassa Rurale di Santa Massenza,  Trento, 1982, p. 44

[3] Niccolò Machiavelli, Istorie Fiorentine, 1525

[4] Aldo Gorfer, la valle dei laghi cit., p. 159

[5] Aldo Gorfer, La valle dei Laghi cit., p. 55

[6] Massimo Baldi, Quelle mani scolpite nella roccia, in AA.VV., a cura di Alberto Folgheraiter, Il vento sulla soglia, Curcu e Genovese, Trento, 2008, p. 91  

 

I comuni


Il Comune di Madruzzo conta 2870 abitanti e si estende su una superficie di E’ 28,93 km quadrati. E’ nato il 1º gennaio 2016 dall'unione dei comuni di Calavino e Lasino. Si compone delle frazioni di Calavino, Castel Madruzzo, Lagolo, Lasino, Pergolese, Ponte Oliveti, Sarche. La sede comunale si trova a 463 metri di altezza.

 


Il Comune di Cavedine conta 3 013  abitanti e si estende su una superficie di 38,23 km quadrati. Si compone delle frazioni di Brusino, Cavedine, Lago di Cavedine, Musté, Stravino, Vigo Cavedine. La sede comunale si trova a 504 metri di altitudine.  


IIIIl Comune di Vallelaghi  conta 5.036 abitanti e si estende su una superficie di  76.46 km quadrati. E’ nato il 1° gennaio 2016 a seguito della fusione di tre comuni: Padergnone, Terlago e Vezzano. Si compone delle frazioni di Ciago, Covelo, Fraveggio, Lon, Margone, Ranzo, Santa Massenza, Monte Terlago, Padergnone, Terlago, Vezzano. E’ situato a 385 metri di altezza. 

Il progetto

 

Dall’esperienza accumulata in diversi anni di arkeotrekkinginiziati nel 2016, in cui sono state coinvolte centinaia di persone, ci siamo accorti che l’interesse (culturale e turistico) verso le emergenze archeologiche, artistiche e culturali  in Valle dei Laghi potrebbe essere alto.

L'idea di Sherwood è quella di unire due (o più?!) sistemi di interpretazione del mondo e di lavorare. Modelli che fino ad ora raramente hanno cooperato, anzi spesso nella cultura mainstreaming sono stati in conflitto.

Si tratta del punto di vista dell'arte,  del patrimonio storico artistico legato alla storia antica; e dello sviluppo territoriale delle zone rurali, dei paesi e della montagna. In un'ottica di ricerca scientifica, storica, antropologica finalizzata alla creazione di opportunità che creino posti di lavoro e favoriscano la permanenza, se non il ritorno, della popolazione in zone fragili, e il contrasto alla fuga dei cervelli. Di fatto il nostro progetto è finalizzato allo sviluppo del turismo sostenibile e di qualità, che abbiamo potuto constare può effettivamente aumentare se si punta su un’offerta valida. 

Visto che l’Italia (e l’arco alpino e anche la Valle dei Laghi, sono sede di stratificazioni artistico-archeologiche che partono dalle ere più remote) ospita i 2/3 del patrimonio artistico mondiale, pensiamo che sia un’ottima idea imprenditoriale sfruttare turisticamente  la presenza di emergenze e percorsi archeologici. Al turismo sportivo si può aggiungere l’offerta culturale, o costruire forme miste come il trekking archeologico.

Il turismo culturale a piedi e il turismo sostenibile fra l’altro rappresentano dei sistemi innovativi di fruizione del territorio che sono sempre più apprezzati dal pubblico e non causano danni (e quindi costi) ambientali, e quindi si dimostrano  ad alto valore aggiunto.

In ultima analisi poi i trekking archeologici non sono solo un’iniziativa turistica, ma veri e propri seminari itineranti, in cui, studiando i sistemi di vita delle popolazioni alpine antiche – che hanno saputo gestire crisi di ogni tipo e, soprattutto, hanno visto e superato il collasso di un impero – e i sistemi di amministrazione tradizionale del territorio, si cercano soluzioni e idee per combattere la crisi climatica, forse la sfida più grande che l’umanità dovrà sostenere nei prossimi anni.

 

Prodotto

 

Attraverso questo progetto, si vogliono in primo luogo mappare i siti con emergenze archeologiche raggiungibili in valle sul territorio del Gal, e capire dove e quali siano i reperti esistenti.

 

 

Situazione ante e post intervento

 

Oggi chi vuole percorrere itinerari di trekking archeologici in Valle dei Laghi si deve documentare attraverso tutta una serie di pubblicazioni specialistiche, di difficile comprensione per i non archeologi, e sicuramente improponibili ai turisti. Molti dei percorsi (per esempio quello al Riparo del Santuario) non sono nemmeno indicati.

Dopo l’intervento, sarà possibile, attraverso il sito web, consultare in maniera immediata una documentazione continuamente aggiornata sui siti archeologici della Valle dei Laghi, sui ritrovamenti e sui percorsi per raggiungerli. Sarà anche possibile capire quali siano stati i reperti rinvenuti e dove, dove sia possibile vederli esposti e, per quelli non esposti, sarà possibile consultarne la documentazione scientifica disponibile e la documentazione fotografica attraverso il sito. 

Turisti e ricercatori potranno percorrere gli itinerari in autonomia.

Dopo l’intervento, in seguito agli incontri informativi in programma, la gente e gli amministratori della Valle dei Laghi sapranno che cosa rappresenta il patrimonio storico archeologico della Valle dei Laghi anche in funzione di una possibile offerta turistica. 

Inoltre, all’apertura del centro di documentazione di Associazione Sherwood a Castel Madruzzo, sarà possibile consultare tutta la documentazione raccolta in un posto fisico aperto ai ricercatori ed ai turisti interessati agli arkeotrekking e al patrimonio artistico e culturale della Valle.

 

Obiettivi e finalità

 

·  Valorizzare il patrimonio storico, artistico e archeologico della Valle dei Laghi

·         Creare degli itinerari percorribili dai turisti

·         Promuovere il turismo culturale in Valle

·  Promuovere il turismo con metodologie innovative

·            Destagionalizzare il turismo

 

Mercato che si intende servire

 

La cultura e il paesaggio in Italia trainano il turismo: nel 2018 hanno generato 21 miliardi di euro, pari al 66% della spesa totale dei viaggiatori[1]. Il turismo culturale, in tutte le sue forme, rappresenta quasi il 60% del totale delle entrate per vacanza in Italia.

 

I beni culturali statali hanno un appeal molto più forte di quello che si pensa: con 229 milioni di euro e 55 milioni di visitatori nel 2018 registrano numeri in costante crescita e potenzialità sempre maggiori. Nel dettaglio, sono 55 milioni i visitatori che nel 2018 hanno deciso di visitare i beni culturali statali (monumenti, musei, parchi archeologici ecc.), un interesse cresciuto in 5 anni del 44% rispetto ai 38 milioni del 2013. Il trend positivo riguarda anche gli introiti che hanno registrato un incremento di +81% nello stesso arco temporale: da oltre 126 milioni di euro nel 2013, si è passati agli oltre 229 milioni del 2018. Positiva anche la dinamica del 2018 sul 2017: +11% i visitatori e +18% gli introiti. Le aree archeologiche hanno generato quasi la metà dei visitatori (Fonte Mibac).

 

Per capire l’importanza crescente di questo segmento turistico in Italia bastano le percentuali: nel 2018 circa il 16,6% di vacanze in Italia è stato effettuato per svolgere esclusivamente attività culturali. A tale quota si deve aggiungere un altro 18,2% di soggiorni effettuato per conoscere le bellezze naturali del luogo. Quote importanti ma che lasciano margini di crescita ancora molto ampi per il nostro Paese se le paragoniamo a quelle italiane dirette verso l’estero, specie per quanto riguarda la quota di turismo culturale (38,4% di vacanze culturali e 16,9% di vacanze paesaggistiche).

 

Fino ad ora, le Alpi sono state considerate quasi soltanto dal punto di vista ambientale e sportivo. Ma sono dotate di un patrimonio storico archeologico immenso, anche perché sono state uno dei territori di più antico insediamento in Europa: e la Valle dei Laghi non fa eccezione. La nostra esperienza, dopo diversi anni di arkeotrekking, e centinaia di persone coinvolte, ci dice che si potrebbero raggiungere molte più persone, disponibili a fare un soggiorno sul territorio, a bassissimo impatto ambientale e spesso destagionalizzato rispetto alla stagione turistica “normale” (noi lavoriamo tranquillamente tutto l’anno).

 

Strategia commerciale

 

La strategia commerciale di Associazione Sherwood è basata sul passa parola e sulla comunicazione via web, social e newsletter, e sul rapporto umano che si instaura con i partecipanti ai trekking, che vengono associati e quindi resi partecipi delle iniziative, trasformandosi in formidabili promotori. D’altra parte, per quanto riguarda il turismo culturale (che, fra le altre cose, tende all’auto organizzazione più di altre forme di turismo) è stato dimostrato da una pluralità di studi che la strategia di marketing migliore è basata sul passaparola[2], nelle conversazioni che avvengono de visu o sui social media.

Oltre al passa parola, la sede operativa di Sherwood a Castel Madruzzo è sempre aperta per chiunque voglia informarsi sulle nostre iniziative, e funziona da punto di incontro, comunicazione e scambio.

 

Organizzazione aziendale

 

Associazione Sherwood è un’APS, Associazione di Promozione Sociale regolarmente iscritta al registro delle associazioni e al RUNTS.

 

Immagine che si vuole dare 

 

Un territorio ricco di cultura, di storia e di testimonianze archeologiche stratificate fin dalla notte dei tempi. Ospitale e percorribile a piedi, con tempi lenti. Una Valle che può diventare anche luogo di residenza stabile in cui ci si può costruire un futuro e vivere bene. Un luogo in cui si può fare autoproduzione da affiancare ad una qualunque attività che può anche essere svolta da remoto, attraverso il telelavoro, in modo da sfruttare il valore aggiunto della bellezza del paesaggio e dell’umanità dei piccoli centri.

 

 CARATTERISTICHE DELL’INTERVENTO

 

Offerta nuovi servizi

 

Verrà offerto un nuovo servizio ai ricercatori, che potranno avere in tempo reale e da casa una visione della storia archeologica della Valle dei laghi e dei reperti ritrovati in sito, collegati ai percorsi e alle piste antiche; ma anche e soprattutto a chi fa turismo culturale, o agli interessati ma non necessariamente specialisti, che potranno programmare il proprio soggiorno sapendo dove e come andare, e disponendo di un punto di appoggio e di consulenza (la sede di Sherwood) in cui poter consultare mappe, documentazione,  e in cui poter discutere e scambiare pareri ed opinioni.

 

Territorialità

 

L’intera Valle dei Laghi, tutti i percorsi antichi di mezza montagna, collegati eventualmente ad altri sentieri che ne sono il prolungamento e che conducono ad altri siti archeologici importanti (per esempio, Castel Drena….).

 

Ecocompatibilità

 

Si tratta di una proposta ecocompatibile già dalla sua elaborazione: sono percorsi a piedi, quindi con impatto ambientale praticamente nullo. Non solo: Associazione Sherwood promuove il car pooling e il room sharing, ovvero la condivisione dei posti macchine e dei posti letto: tutti gli arkeotrekking sono organizzati mettendo i partecipanti in comunicazione fra loro, in modo che si possano riempire le macchine e le stanze di alloggio per inquinare meno e causare meno traffico. La condivisione degli spazi e dei posti è anche una delle condizioni richieste in quanto base etica dell’associazione.

Il cibo e il vino forniti vengono dal territorio e sono a chilometro zero.  Il riscaldamento della sede dell’Associazione è a legna e tutto l’edificio è stato restaurato secondo i canoni della bioedilizia. 

 

Diversamente abili

 

La sede dell’associazione è attrezzata a norma per i diversamente abili, con accesso per le carrozzelle e i bagni adatti.

I trekking su percorsi storici non sono percorribili su carrozzelle: però visto che lo scopo non è sportivo, ci siamo sempre organizzati per permettere a tutti di venire, chiedendo ai partecipanti (e ponendola come condizione viste le basi etiche dell’associazione) di aiutare chi aveva difficoltà. Per cui sappiamo che gli anziani possono tranquillamente partecipare, i non vedenti possono partecipare, e così via. Le modalità di partecipazione ai trekking dei diversamente abili vengono elaborate di volta in volta, considerando la tipologia di disabilità.

Nessuna limitazione, invece, per le attività di socializzazione, e per le attività di divulgazione/informazione/feedback che si svolgono in sede o al chiuso. 

 

Applicazione web

 

Verrà realizzato il sito dedicato al progetto che sarà continuamente aggiornato, anche con tutte le nuove iniziative dell’Associazione e i futuri arkeotrekking.

Inoltre, uno degli obiettivi dell’Associazione è l’apertura di un luogo di telelavoro, che si allaccerà alla banda larga che sta costruendo il Comune di Madruzzo. Con questo sistema il contenuto del progetto e tutta la documentazione sarà socializzata in rete in maniera molto più efficiente, e verrà comunicata ad un pubblico di potenziali interessati che frequenteranno la sede associativa per ragioni turistiche e di lavoro.

 

Gestione

 

Già oggi la presidente dell’Associazione se ne occupa a tempo pieno. Contiamo sull’apporto di diversi volontari e quando l’attività decollerà, valuteremo la possibilità di assunzione di personale. Il progetto è di creare un centro di documentazione e di ricerca/azione sul patrimonio storico e culturale alpino per favorire la restanza e contrastare il cambiamento climatico. Per questo lavoreremo in collaborazione con altri enti che saranno interessati ad una progettazione comune.

Proseguiremo il servizio di didattica innovativa rappresentato dagli arkeotrekking e in futuro lo allargheremo.

     

 

3.      QUALITA’ DELL’INTERVENTO

 

Impatto in termini socio economici

 

A Castel Madruzzo non esiste niente di aperto: una volta c’era un piccolo bar, ma oggi è chiuso. Il castello è privato e chiuso. La gente che passa, per turismo e passeggiate o per andare alla falesia che è stata recentemente aperta, non può fermarsi da nessuna parte a  chiedere informazioni, tanto meno consultare documentazione o programmare un itinerario e un soggiorno in Valle. Non esiste nessuno spazio di aggregazione in paese.

Il primo impatto di questo progetto sarebbe l’animazione sociale di una frazione che si sta spopolando e  invecchiando sempre di più.

A livello economico, i partecipanti all'arkeotrekking si fermano a dormire almeno due notti e mangiano in Valle, e, ad oggi, l’arkeotrekking rappresenta l’iniziativa di turismo culturale che più ha contribuito all’incoming in Valle.

Non solo: la partecipazione all’arkeotrekking ha permesso a molti trentini di conoscere e apprezzare le attività dell’Associazione, e quindi hanno deciso di prendere parte alle iniziative che si svolgono fuori regione. In questo modo si è creato  accrescimento culturale, scambio di conoscenze e socialità. 

L’arkeotrekking avrà su Castel Madruzzo un impatto particolarmente alto per quanto riguarda la valorizzazione del territorio, perché la sede di Sherwood e le sue iniziative culturali rappresentano gli unici luoghi pubblici aperti e attivi  della frazione. Inoltre, i partecipanti vengono da tutta Italia, e quindi faranno promozione col passa parola non solo al trekking, ma anche alla Valle dei Laghi.

Associazione Sherwood, il centro di documentazione e di ricerca azione, il punto-tappa per il telelavoro rappresentano una funzione rara[3] che di per sé aumenta il valore del territorio che lo ospita, perché chi è interessato alla sua attività, alla collaborazione o agli eventi che vi si organizzano è disponibile ad affrontare anche viaggi lunghi e soggiorni in albergo e/o strutture ricettive vicine per parteciparvi.

 

Strategie di sostenibilità ambientale

 

L’arkeotrekking intende promuovere il turismo a piedi, il car sharing e il room pooling come strategie di sostenibilità ambientale, oltre che il consumo di prodotti e cibi del territorio, a chilometro zero. Per quanto riguarda i trasporti sul territorio, sono utilizzati per lo più i mezzi pubblici proprio come sistema di sostenibilità.

Tutta l’attività dell’arkeotrekking è costruita per elaborare strategie di sostenibilità ambientale, prendendo spunto dalle modalità con cui le culture alpine antiche hanno sfruttato il territorio senza depauperarlo e sono state in grado, nei secoli, di calibrare la pressione antropica a seconda dei cambiamenti climatici e delle varie situazioni ambientali, in modo da conservare le risorse per il futuro.

 

Ricadute sociali e/o occupazionali

 

La strategia a lungo termine dell’Associazione e la finalità dell’arkeotrekking sono il sostegno e l’organizzazione della restanza, ovvero il contrasto ai cambiamenti climatici attraverso il trasferimento di persone e attività in Valle dai contesti cittadini e metropolitani, e il contrasto al brain drain (fuga di cervelli) dei giovani professionisti sul territorio. Tutto questo in un’ottica di prevenzione all’abbandono delle zone rurali e all’abbattimento del pendolariato, per creare occasioni di lavoro in Valle, sostenere l’autoproduzione, l’autosussistenza e l’autosviluppo.

 

Contenuti innovativi

 

Considerare il territorio della Valle non un posto meno caro della città in cui risiedere, ma una fonte di opportunità da conoscere e sfruttare, nel senso dell’economia identitaria: quella forma di sviluppo che, sfruttando conoscenze e regole antiche, le elabora in modo da creare opportunità di lavoro e di restanza per le popolazioni di oggi.

Creare forme di turismo di qualità che non depauperino l’ambiente e che possano anche trasformarsi, su tempi medio lunghi, in trasferimenti stabili di persone e di competenze in Valle.

 

METODOLOGIA ADOTTATA: LA RICERCA-AZIONE

 

Per questa ricerca si intende adottare, quale metodo di lavoro, la progettazione partecipata e la ricerca-azione. I due termini sono sinonimi, o facilmente possono diventarlo.

Un progetto di sviluppo, e di turismo, sostenibile di una comunità deve essere  condotto attraverso i metodi della ricerca-azione. Si tratta di un nuovo sistema di intervento, che sta prendendo piede da alcuni anni presso i ricercatori e gli operatori sociali che lavorano a livello di base, e che devono ottenere risultati concreti e verificabili da parte dei partners e della gente che coinvolgono.

Il fattore più importante, secondo questo tipo di metodologia, è dato dal “contesto sociale”, inteso nell’accezione etimologica latina originaria: “con tessere”, “ordito”, “tessere insieme”. Ovvero quell’insieme di relazioni complesse, economiche, sociali, culturali, umane, religiose, mitiche, archetipe, che forma un ambiente sociale e che determina la riuscita o meno di un intervento di sviluppo che è economico ma che deve anche essere, per forza di cose, sociale e culturale. Questo nuovo tipo di conoscenza si forma attraverso il metodo esperienziale: prova ed errore. Che può cambiare completamente col variare, appunto, del contesto: non esistono soluzioni fisse, o prefabbricate, o “teoricamente valide”.  Con questo non si vuole eliminare la teoria: anzi: non esiste niente di più pratico di una buona teoria, nel senso che le azioni e la condotta che verranno scelte devono essere necessariamente fondate su un bagaglio coerente di informazioni-base, che andranno ad alimentare la prassi.  

I presupposti metodologici da cui si parte per proporre un programma di ricerca-azione sono due:

 

1)  il progressivo affrancamento delle scienze sociali dagli indirizzi teorici positivisti, che esigevano che i modelli di partenza fossero forgiati sulla base di quelli della cosiddetta “scienza dura”, in modo che i risultati fossero “incontestabili” e possedessero  un ben preciso “valore scientifico”,  basato su “leggi universali”. Ma la variabilità dei comportamenti umani causa un’estrema complessità  di situazioni e di soluzioni, anche quando i presupposti, apparentemente, sono gli stessi;

 

2)  la conoscenza, sempre più, deve essere indirizzata a fini pratici. L’unico valore della conoscenza prodotta è data dalla sua efficacia sul campo, e quindi dalle sue possibilità di utilizzo.

 

Per meglio chiarire questo tipo di intervento, proviamo ora a fare un confronto fra un metodo di ricerca tradizionale e quello di una ricerca-azione, attraverso la tabella che segue.

 

RICERCA TRADIZIONALE

RICERCA AZIONE

non sempre è finalizzata al consegui-

mento di un risultato pratico e utilizz

abile

è sempre finalizzata al conseguimento di un risultato pratico e utilizzabile

non è orientata verso il cambiam

ento di una situazione, ma

persegue la conoscenza di ciò che

esiste

non solo è orientata verso il cambiamento dello status quo, ma lo stimola e lo accompagna

non si occupa delle possibili

applicazioni pratiche dei risultati

ottenuti

deve produrre necessariamente conoscenza e cambiamento insieme, e quindi deve essere praticamente applicabile

gli attori sono soltanto i ricercatori

gli attori sono i ricercatori  ma anche la base, cioè la comunità o la popolazione su cui è condotta la ricerca

i referenti sono costituiti

dall’”ambiente scientifico”, che è

autoreferente e autolegittimante

i referenti sono forniti dal contesto sociale in cui si svolge la ricerca, che la giustifica attraverso i suoi effetti, e in questo modo la legittima

 

Per portare avanti un programma di ricerca-azione, bisognerebbe procedere attraverso questi stadi successivi:

 

1)         costituzione del gruppo di ricerca-azione, composto dal ricercatore “di professione” ma anche da alcuni rappresentanti della base, che sappiano interpretare ed esporre le esigenze della popolazione;

2)         individuazione e analisi del problema, attraverso l’esame dei dati disponibili e utili;

3)         progettazione partecipata: cioè elaborazione di ipotesi che aiutino a risolvere il problema, in maniera partecipata, assieme alla popolazione;

4)         costruzione dell’azione, assieme alla popolazione e ai ricercatori, che devono essere in grado di operare praticamente;

5)         valutazione dell’intervento, e analisi delle sue conseguenze in un sistema complesso e nella comunità;

6)         sedimentazione e diffusione dei risultati: cosa che si verifica soltanto se l’intervento è stato partecipato e gli esiti sono stati soddisfacenti, e ne costituiscono la legittimazione verso il committente della ricerca e verso chi l’ha subita.

 

In molte delle azioni relative all’attività turistica nei paesi alpini, si è puntato in modo particolare  sul coinvolgimento della componente femminile della popolazione, perché normalmente sono le donne che rimangono a casa, mentre gli uomini più spesso trovano un lavoro fuori dal paese, e fanno i pendolari. Per questo motivo sono le donne che per tradizione gestiscono l’ospitalità familiare, e mandano avanti quel poco di agricoltura che rimane (orti, pollai, qualche mucca....). Parecchie signore hanno scelto di fare attività mista di agricoltura e turismo, o di organizzarsi per l'ospitalità in casa: costituiscono quindi per noi deglle interlocutrici privilegiate. 



[1] Il convegno “Fare turismo culturale oggi. Innovazione e best practice per gli operatori” organizzato da Travelmark svela i dati e le tendenze del settore. Con un chiarimento: non contano soltanto i grandi siti Unesco.

Il turismo culturale in Italia è una miniera d’oro. È quanto emerge dal secondo convegno “Fare turismo culturale oggi. Innovazione e best practice per gli operatori” che si è svolto durante la quinta edizione di tourismA – Salone archeologia e turismo culturale venerdì 22 febbraio 2019. Organizzato da Travelmark con la direzione scientifica di CISET – Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica, la seconda edizione dell’evento ha affrontato il tema “Non solo grandi siti Unesco: come differenziare l’offerta di turismo culturale”. Questi i dati chiave del valore economico generato dal turismo culturale e paesaggistico in Italia per i viaggiatori internazionali: 21 miliardi di euro di introiti pari al 66% della spesa totale.

[2]Stefano Di Polito,  “Il passaparola che promuove il turismo di qualità”, https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Il_passaparola_che_promuove_il_turismo_di_qualita.html

[3] Francesco Indovina, TRASFORMAZIONI DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO ALL’INIZIO DEL XXI SECOLO: L’ARCIPELAGO METROPOLITANO, https://www.cittametropolitana.bo.it/pianificazione/Engine/RAServeFile.php/f/Interventi_25_9.pdf

 

I partner

E' un’ associazione no profit a composizione mista pubblico – privato,  costituita appositamente per gestire le risorse assegnate dalla MISURA 19 LEADER del Programma di Sviluppo rurale (PSR) della provincia di Trento con la programmazione dei fondi strutturali 2014 – 2020.  Obiettivo principale del GAL  è quello di predisporre e gestire una strategia condivisa che promuova azioni di sviluppo sostenibile e partecipato all’interno  dell’area che comprende le Comunità di Valle della Rotaliana – Königsberg, della Valle di Cembra e della Valle dei Laghi. 


Associazione Sherwood nasce nel 2016 e ha sede operativa a Castel Madruzzo 10, a Madruzzo (Tn).

 

 

La mission di Sherwood riguarda:

 

 ·        Valorizzazione del patrimonio storico, artistico, culturale del territorio alpino in funzione di sviluppo di forme di economia identitaria

·        Promozione di forme di turismo sostenibile
·        Rafforzamento della coscienza di comunità, identità e condivisione nelle zone alpine
·        Cooperazione alpina ed extra - alpina
·        Autosviluppo, valorizzazione e uso di risorse interne al territorio alpino come strategia di contrasto al cambiamento climatico
·        Rafforzamento del ruolo delle donne
·        Promozione dell'arte 
·        Promozione dell’autoproduzione sul territorio in risposta al cambiamento climatico
·        Promozione della restanza sul territorio alpino

 

Dal 2016 abbiamo iniziato l’attività di arkeotrekking in Valle dei Laghi. 

 

 

Comunichiamo le iniziative e pubblichiamo il materiale di ricerca attraverso il sito web www.michelazucca.net e i social. Spediamo mensilmente   una newsletter a circa 4000 abbonati.   

 

Il nostro obiettivo è creare un centro di documentazione e ricerca sul patrimonio artistico e archeologico alpino, sulle culture alpine, sul ruolo delle donne in montagna, sulle possibilità di contrasto al cambiamento climatico, sulla restanza. 


L’Ecomuseo è un processo dinamico con il quale le comunità conservano, interpretano e valorizzano il proprio territorio in funzione dello sviluppo sostenibile. L’ecomuseo è basato su un patto con la comunità.

L’Ecomuseo è una realtà orientata a favorire lo sviluppo socio-economico del territorio, inteso in tutte le sue dimensioni: la popolazione, la storia, la cultura, l’economia, l’ambiente, il turismo…, attraverso la valorizzazione e la messa in rete delle dinamiche culturali locali, la creazione di sinergie con il comparto turistico ed economico, l’attenzione all’ambiente e la promozione delle logiche della sostenibilità. Svolge all'interno della comunità un prezioso ruolo di diffusione della consapevolezza di appartenenza a un contesto culturale, è una realtà dinamica che mira alla valorizzazione del territorio, attraverso la missione generale basata e costruita su specifici elementi:

 la salvaguardia e valorizzazione delle tradizioni socio-culturali locali;

la tutela e la riscoperta della memoria collettiva del patrimonio immateriale che costituisce l’identità di una popolazione e la sua mediazione con la storia contemporanea;

lo studio e ricerca e diffusione delle tematiche naturalistiche, storiche, sociali locali;

la promozione dello sviluppo economico e turistico sostenibile.

 

Attraverso il lavoro che verrà svolto negli anni, l'Ecomuseo si prenderà cura del territorio, prestando attenzione alla cultura, storia e tradizioni locali, alla valorizzazione e divulgazione, sviluppando sensibilità verso le tematiche ambientali e culturali locali, cercando di promuovere la crescita culturale della popolazione, sostenendo la partecipazione a processi sociali e/o economici, coerenti con l’obiettivo dello sviluppo sostenibile del territorio, contribuirà alla formazione del sentimento d’identità della popolazione, favorendo i principi di sostenibilità culturale e ambientale.


Il Comune di Madruzzo conta 2870 abitanti e si estende su una superficie di E’ 28,93 km quadrati. E’ nato il 1º gennaio 2016 dall'unione dei comuni di Calavino e Lasino. Si compone delle frazioni di Calavino, Castel Madruzzo, Lagolo, Lasino, Pergolese, Ponte Oliveti, Sarche. Lasede comunale si trova a 463 metri di altitudine.